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jueves, 24 de marzo de 2011

01.01 - L’alfabeto italiano

A cura del prof. Attilio Folliero

L’alfabeto italiano (Scaricare/Descargar)

L'alfabeto si compone di 21 lettere: a, b, c, d, e, f, g, h, i, l, m, n, o,p, q, r, s, t, u, z.

A queste 21 lettere, vanno aggiunte 5 che non fanno parte dell’alfabetoitaliano e che servono per i nomi stranieri. L’alfabeto, comprensivo di queste 5lettere, tra parentesi, è il seguente:  a, b, c, d, e, f, g, h, i, (j), (k), l, m, n,o, p, q, r, s, t, u, (w), (x), (y), z.

Le lettere maiuscole dell’alfabeto, includendo, tra parentesi, le 5 lettereper le parole straniere: A, B, C, D, E, F, G, H,(J), (K), I,L, M, N, O, P, Q, R, S, T, U, (W), (X), (Y), Z.

La pronuncia: a, bi, ci, di, e, effe, gi, acca, i, (i lunga), (cappa),elle, emme, enne, o, pi, qu, erre, esse, ti, u, vi o vu, (vu doppia), (ics),(ipsilon), zeta.

I nomi di tutte le lettere dell'alfabeto sono di genere femminile e sisottintende che dinanzi ad esse venga posta la parola lettera. Adesempio: la lettera a, oppure la a.


Nel video, la pronuncia delle lettere dell'alfabeto


Le lettere j, k, w, x, y

La lettera j si adoperava una volta comevocale invece dei due i. Ora si trova nei nomi stranieri e in alcuni cognomi(Ojetti o Rejna), in alcuni nomi propri (Jolanda, Jacopo, Jago, Jole), inalcune parole (juta, jella, jettatore, jodio) che si possono scrivono anche conla i semplice. Con la j si scrivono Jugoslavia, jugoslavo, Jonio, jonico. Leparole che hanno per iniziale la j vogliono le forme dell'articolo uno e lo: adesempio, lo jodio, uno jugoslavo.

La lettera k, all'infuori dei nomi stranieri o di derivazione straniera entrate nellalingua italiana, si usa solo come abbreviazione di chilo: ad esempio km(chilometro), kg (chilogrammo), kl (chilolitro), kw (chilowatt).

La lettera w è usata soloin parole straniere, pronunciata come nella lingua d'origine; ad esempio: walzer(pronuncia valzer); clown (pronuncia claun). A volte è sostituita dalla letterav. In chimica la w è il simbolo del volfranio; come abbreviazione, w significaevviva; capovolta significa abbasso.

La lettera xsi usa nei nomi stranieri o d'origine straniera(esempio: Bixio); nella parola ex per indicare un titolo che una persona nonpossiede più (esempio: ex-deputato); nel linguaggio matematico per indicare unaquantità ignota. Le parole che iniziano per x vogliono l'articolo lo, gli, uno (loXanto, gli xilografi, uno xilografo). A volte si sostituisce con la s. L a Xmaiscola indica persona che non si vuole nominare.

La lettera ysi usasolo in parole straniere; a volte è sostituita con la i; (yòle diventa iòle). Inalgebra indica, dopo la x, la seconda incognita.

01.02 - Uso delle maiuscole

A cura del prof. Attilio Folliero

Uso della lettera maiuscola (Scaricare/Descargar)

La lettera maiuscola, come iniziale di parola, si usa nei seguenti casi:

  • All'inizio di ogni periodo, dopo il punto;
  • Dopo il punto interrogativo ed il punto esclamativo, quando questi chiudono un periodo; si può usare invece la lettera minuscola, dopo l'interrogativo e l'esclamativo, quando il periodo continua; ad esempio: Povero me! chi l'avrebbe mai detto? chi l'avrebbe immaginato?
  • All'inizio di un discorso diretto, dopo i due punti e le virgolette. Giovanni disse a Luisa: “Sposami e saremo felici!”;
  • Nei nomi propri, nei cognomi, soprannomi che indicano persona, animali, cose personificate; ad esempio: Marco, Maria, Mazzini, Garibaldi, Giovanni Evangelista, Fido, Bob, la Giustizia.
  • Nei nomi geografici di nazioni, regioni ed isole; ad esempio:  l'Italia, il Venezuela, Miranda, Carabobo, Margarita, Sardegna, Sicilia;
  • Con i nomi propri di città, mari, monti, fiumi, laghi; ad esempio: Caracas, Roma, Parigi, Londra, il Pacifico, l’Atlantico, il Mediterraneo, i Caraibi; il monte Bolivar, il monte Bianco, il Po, il Tevere, l’Orinoco, il lago di Valencia, il lago di Garda, il lago di Como;
  • Con i nomi di feste civili e religiose; ad esempio: il Natale, la Pasqua, il Risorgimento;
  • Con i nomi di stelle, pianeti, costellazioni; ad esempio: Sirio, Venere, Orsa Maggiore, Via Lattea. Riguardo il Sole, la Terra, la Luna, essi vanno scritti con la maiuscola quando è preminente il riferimento astronomico; con la minuscola in tutti gli altri casi: ad esempio, la Terra gira intorno al Sole e intorno al proprio asse; eclissi di Luna; ma: una festa al chiaro di luna; stare al sole; sentirsi mancare la terra sotto ai piedi;
  • Con i nomi di enti, istituzioni, associazioni; ad esempio: il Parlamento, il Governo, lo Stato, la Chiesa, la Croce Rossa, la Banca d'Italia, la Banca del Venezuela;
  • Nei titoli di libri e giornali, di opere delle arti figurative e della musica; ad esempio: la Divina Commedia, i Canti; la Repubblica, il Corriere dell’Orinoco, il Corriere della Sera; la Gioconda di Leonardo, la Primavera del Botticelli; l'Aida di Verdi, la Tosca di Puccini;
  • Con i nomi di vie e di piazze (scrivendo però con la minuscola via, piazza); ad esempio: via Mazzini, via Bolivar, piazza Roma, piazza Urdaneta, viale Caracas;
  • Con i nomi di imprese, di società e di marchi commerciali; ad esempio: la casa editrice Mondadori, la Fanta, la pasta Barilla, la Polar, farina Venezuela;
  • Nelle sigle; ad esempio: O.N.U., F.I.A.T., M.E.C., che si possono pure scrivere ONU, FIAT, MEC ed anche Onu, Fiat, Mec;
  • Con i nomi di parchi e ville: ad esempio, Villa Borghese, il Pincio, Villa d'Este, Parco Ali Primera, Parco Francesco Miranda.
L'uso dellemaiuscole va scomparendo nei seguenti casi:

  • Con i nomi di nazionalità e di popoli; ad esempio: gli italiani, i francesi; i napoletani, i meridegni, i sucrensi, gli andini, gli orientali, i siciliani. Si conserva l’uso della maiuscola con i nomi dei popoli antichi: i Babilonesi, i Greci, i Galli, gli Etruschi, i Caracara, gli Inca;
  • Con i nomi reverenziali di titoli, di cariche, ecc.: papa, vescovo, re, imperatore, ministro, deputato, senatore, presidente, dottore, ragioniere;
  • Con i nomi delle stagioni, dei mesi e dei giorni della settimana, che un tempo si scrivevano con la maiuscola; ad esempio: estate, primavera; gennaio, marzo, aprile, lunedì, sabato, domenica.

01.03 - Le vocali

A cura del prof. Attilio Folliero
 

Le vocali in italiano sono cinque: a, e, i, o, u.

La vocale “a” ha sempre suono apertoo largo (indicato con accento grave \)

La “i” e la “u” hanno sempre suono chiuso o stretto (indicatocon accento acuto /).

La “e” e la “o” hanno il duplice suono: a volte aperto(\), a volte chiuso (/); hanno sempre suono chiuso quando sudi esse non cade l'accento.

La e hasuono aperto (è):

- al termine di un nome diorigine straniera. Esempi: caffè, canapè, Mosè;
- nei participi e negliaggettivi terminanti in ente. Esempi: presènte, valènte;
- nel dittongo ie: barbière,chièsa, pasticcière, piède, salumière;
- nei diminutivi terminanti in elloe ella. Esempi: donzèlla, monèllo;
- nei vocaboli che terminano inendo e enda. Esempi: faccènda, orrèndo, vicènda;
- nei vocaboli che terminano inense. Esempio: forènse;
- nei nomi che terminano inenza. Esempi: assènza, partènza, sapiènza;
- nei vocaboli terminanti instra, estre. Esempi: campèstre, finèstra, terrèstre;
- nei numerali come sèi, sètte,dièci, tèrzo, sèsto, ventèsimo, bimèstre, biènnio.

La e hasuono chiuso (é):

- nelle voci composte con che.Esempi: perché, poiché, sicché, affinché, giacché;
- nei nomi comuni tronchi diuna sola sillaba. Esempi: fé, ré, mé, té, sé;
- nei verbi della secondaconiugazione, in ére. Esempi: temére, tenére;
- negli avverbi in ménte.Esempi: socialménte, teneraménte;
- negli aggettivi in évole.Esempi: caritatévole, piacévole, scorrévole;
- nei diminutivi étto, étta.Esempi: casétta, fanciullétto, fanciullétta, ométto;
- nei nomi terminananti inéfice. Esempi: carnéfice, oréfice, pontéfice;
- nei nomi e negli aggettiviterminanti in ése. Esempi: cortése, marchése, paése;
- nei nomi in éto, éta, ézza.Esempi: fruttéto, monéta, pinéta, carézza, bellézza;
- nei vocaboli terminanti inénto. Esempì: ornaménto, torménto;
- nei vocaboli terminanti inéssa. Esempio: méssa;
- nei numerali come tré,trédici, sédici, vénti, trénta.

La o hasuono aperto (ò):

- nei nomi tronchi d'origineitaliana. Esempi: Angiò, falò, rococò;
- nei vocaboli in uòlo e neldittongo uò. Esempi: fagiuòlo, figliuòlo, nuòvo, ruòta;
- nei nomi terminanti in òlo,òla. Esempi: giaggiòlo, paròla;
- nei nomi terminanti in òrio.Esempi: dormitòrio, oratòrio, ostensòrio;
- nei vocaboli terminanti inòtto, òtta. Esempi: giovanòtto, grassòtto, ragazzòtta;
- nei vocaboli terminanti inoccio, occhio. Esempi: bambòccio, malòcchio;
- nei numerali come òtto, nòve,nòno, trentanòve, trentòtto;

La o hasuono chiuso (ó):

- nei pronomi come nói, vói,lóro, colóro, costóro;
- nei nomi terminanti in óio. Esempi:corridóio, frantóio;
- nei nomi in óne, sióne, zióne.Esempi: coróne, visióne, azióne, commozióne;
- nei vocaboli in óre, óra,sóre, tóre. Esempi: confessóre, osservatóre, signóre, signóra, traditóre, vigóre;
- nei vocaboli in óso. Esempi: animóso,pensóso;
- nei vocaboli terminanti in –óce.Esempi: atróce, feróce.

Omonimi

Nella lingua italiana alcuni vocaboli, composti dalle stesse lettere, cioè omonimi,cambiano significato in base al suono aperto o chiuso della e o della o.

Esempi di omonimi che hanno diverso significato a seconda della pronunciadella vocale aperta o chiusa.

accétta (suono chiuso) significa scure; accètta(suono aperto) verbo accettare;
affétto (suono chiuso) significa taglio; affètto(suono aperto) amore;
bótte (suono chiuso) recipiente per il vino; bòtte (suono aperto) percosse;
cólto (suono chiuso) istruito; còlto(suono aperto) verbo cogliere;
corrésse (suono chiuso) verbo correre; corrèsse(suono aperto) verbo correggere;
ésca (suono chiuso) significa nutrimento; èsca (suono aperto) verbo uscire;
fóro (suono chiuso) buco; fòro(suono aperto) piazza, tribunale;
fósse (suono chiuso) dal verbo essere; fòsse(suono aperto) scavi;
légge (suono chiuso) norma, prescrizione; lègge(suono aperto) verbo leggere;
pésca (suono chiuso) il pescare e verbo pescare; pèsca (suono aperto) frutto;
pósta (suono chiuso) dal verbo porre; pòsta(suono aperto) luogo;
sórta (suono chiuso) dal verbo sorgere; sòrta(suono aperto) una specie;
téma (suono chiuso) la paura; tèma (suonoaperto) componimento;
tócco (suono chiuso) dal verbo toccare; tòcco(suono aperto) un pezzo;
tórta (suono chiuso) dolce; tòrta (suonoaperto) dal verbo torcere;
vénti (suono chiuso) numero; vènti(suono aperto) soffi d'aria;
vólgo (suono chiuso) è la plebe; vòlgo(suono aperto) verbo volgere;
vólto (suono chiuso) significa viso; vòlto(suono aperto) dal verbo volgere.

01.04 - La sillaba

A cura delprof. Attilio Folliero

La sillaba (Scaricare/Descargar)

La sillaba è un raggruppamento di suoni attorno ad una vocale, ossia unasillaba è rappresentata da almeno una vocale. In italiano abbiamo vari tipi disillabe:

-       una sillaba costituita da una sola vocale: a-prile;
-       due o tre consonanti seguite da una vocale: spo-sa; stra-ordinario
-       una vocale seguita da una consonante: al-to

Regole pratiche per la divisione in sillabe:

a)  una consonante appartienealla sillaba seguente: a-ve-re, a-mo-re, au-gu-ra-re, vi-ta-le
b)  di due consonanti doppie, laprima appartiene alla sillaba precedente, la seconda alla seguente
c)   quando abbiamo gruppi diconsonanti, ossia due o tre consonanti insieme, appartengono alla sillabaseguente se possono essere usati anche in principio di parole: li-sta, ma-dre,vo-stro; infatti le consonanti st, dr, str si trovano all’inizio delle parolestare, drago, strenuo
d)  I gruppi di consonanti chenon possono essere usati all’inizio di una parola, cioè non esistono parole checominciano con tali gruppi di consonati, si dividono come le doppie, unaappartiene alla sillaba precedente, l’altra alla successiva: mon-te, ver-so,ar-pa; infatti nessuna parola italiana può iniziare con nt, rs, rp

In base al numero delle sillabe una parola può essere:
-       Monosillaba, formata da una sola sillaba: sta, se, ma
-       Bisillaba, formata da due sillabe: ma-re, so-le, pri-ma
-       Trisillaba, formata da tre sillabe: ter-mi-ne, te-so-ro, sco-la-ro
-       Quadrisillaba, da quattrosillabe: fa-vo-ri-re, o-scu-ra-re, per-cor-re-re
-       Polisillaba, da cinque o più sillabe: com-men-da-to-re, ir-re-vo-ca-bi-le

01.05 - Dittonghi, trittonghi, iato, dieresi, sineresi

A cura delprof. Attilio Folliero


Ogni vocale rappresenta una sillaba; quando si incontrano due vocali,possiamo avere due sillabe, oppure una sola sillaba. Quando due vocali sipronunciano unite siamo di fronte ad un dittongo.

Specifichiamo che le vocali i, u sono deboli; le vocali a, e,o sono forti. Il dittongo ècostituito sempre dall'incontro di una delle due vocali deboli i e u (nonaccentata) con una delle vocali forti a,e, o che si fondono in un'unica emissione di voce. Esempi: Eu-ropa,uo-mo, pio-vere, pian-to, mai.

Nel dittongo la voce cade sulla vocale forte, sfuggendo quasi dalla vocaledebole. Per questo motivo la i e la u vengono dette semivocali.

La vocale forte può precedere la debole come in au-la, Eu-ropa ed ildittongo si chiama discendente.

La focale forte può seguire la vocale debole, come in fia-to, vie-ni,chio-do ed il dittongo si chiama ascendente.

Possono formare dittongo anche due vocali deboli (i, u). Esempi: fui,colui, giù

I dittonghipossibili sono:

ià, iè, iò, iù. Esempi: piatto, fieno, fiore, fiume;
uà, uè, uì, uò. Esempi: puntuale, duello, suino, fuori;
ài, àu. Esempi: dirai, causa;
èi, èu. Esempi: farei, neutro;
òi. Esempio: voi.

I gruppi vocalici ea, eo, ae, oe non costituisconodittonghi. Esempi: corteo, poeta, paese, teatro.

Trittonghi

L'unione di due vocali deboli con una vocale forte nella stessa sillabaforma un trittongo. Esempi: miei, tuoi, guai, aiuole.

Iato

Nelle seguenti parole le vocali, pur essendo vicine tra loro, appartengonoa sillabe diverse: ba-u-le, gra-tu-i-to, pa-u-ra, ri-a-ve-re, tri-an-go-lo,vi-a-le. In simili casi si parla di iato (o dittongo apparente). Quindi, l'incontrodi due vocali che si pronunciano separatamente, con due diverse emissioni divoce, forma uno iato.

Lo iato si verifica:

-       quando si incontrano duevocali forti (a, e, o). Esempi: bo-a-to, le-a-le, po-e-ta, a-e-re-o, e-ro-e,pa-e-se;
-       quando le vocali deboli (i,u) hanno l'accento tonico: mì-o, vì-a, zì-o, pa-ù-ra;
-       quando la parola deriva daun'altra che aveva l'accento sulla i o sulla u: vi-à-le (da vì-a), spi-à-re (daspì-a);
-       nei composti con i prefissiri, re: ri-a-ve-re, ri-a-pri-re, re-a-le, re-di-ge-re;
-       quando la i è preceduta da ro da un gruppo consonantico: a-tri-o, pa-tri-a, ri-o-ne, tri-on-fo, tri-bu-no.

Dieresi e sineresi

A volte in poesia, i suoni vocalici checompongono un dittongo, si pronunciano separatamente, come se appartenessero adue sillabi.

La sineresi è l’opposto della dieresi: due vocaliche non formano dittongono si fondono in una al fine di ridurre il numero disillabe.

01.06 - Consonanti e suoni

A cura del Prof. Attilio Folliero

Leconsonanti (Scaricare/Descargar)

Le consonanti non hanno un suono proprio; per essere pronunciate hannobisogno di una vocale e suonare con essa. Il nome consonante deriva da“consonare”, cioè suonare insieme, quindi suonare insieme al suono di unavocale.

Le consonanti sono 16: b, c,d, f, g, h, l, m, n, p, q, r, s, t, v, z

Le consonanti maiuscole: B, C, D, F, G, H, L, M, N, P, Q, R,S, T, V, Z

La pronuncia: bi, ci, di, effe, gi, acca, elle, emme, enne, pi, qu, erre,esse, ti, vi o vu, zeta. 
Consonanti esuoni

Le consonanti sono 16, i suoni suono 21. Alcune lettere si pronunciano inmodo differente a seconda della vocale o altra consonante che segue. Leconsonanti b, d, f, l, m, n, p, r, t, vhanno un solo suono, ossia hanno un solo modo di pronunciarsi qualunque sia lavocale che segue.

La lettera Cha 2 suoni

  • C+a,o,u,h. La consonante c seguita da a, o, u, h, da altra consonante ha un suono gutturale. Esempi: casa, corsa, cucina, classe, cruscotto, clinica, acne
  • C+e,i. La consonante c seguita da e, i ha un suono palatale. Esempi: cena, circo
La lettera Gha 4 suoni

  • G+a,o,u,h. La consonante g seguita da a, o, u, h, da altra consonante ha un suono gutturale. Esempi: gara, gola, gusto, ghiandola, grasso, glaciale
  • G+e,i. La consonante g seguita da e, i ha un suono palatale. Esempi: gemello, giglio
  • G+li. La consonante g seguita da li equivale al suono della lettera spagnolla ll. Esempi: gli, figli, mogli, gigli, maglia, miglia, migliaia, meglio, migliore.
  • G+n. La consonante g seguita da n equivale al suono della lettera spagnola ñ. Esempi: Spagna, vignetta, bagnino, spagnolo, ignudo (forma antica di dire nudo).
La lettera Sha 3 suoni

  • S+a,e,i,o,u (s pura). La consonante s seguita da a, e, i o, u è sonora. Esempi: sapone, sedia, simile, somaro, suono
  • S+consonante (s impura). La consonante s seguita da altra consonate ha un suono sordo. Esempi: sbiancare, sfera, spada, stella, smemorato, snaturato, sleale, sganciare,
  • S+ce, ci. La consonante s seguita da ce o ci ha un suono palatale come in scempio, scemo, scivolone, scimmia. Importante: tra la sc e la e non si intermpone mai la vocale i, tranne che nella parola scienza e derivate da questa, come coscienza, scienziato, scientifico.
La lettera Zha 2 suoni

  • Z sorda. La consonante z ha un suono sordo in parole come zio, anzi, pazzo.
  • Z sonora. La consonante z è sonora in parole come zero, zanzara, zafferano.
    Osservazioniriguardanti la lettera H

    La lettera h è muta, ossia non ha suono. Si usa come espediente grafico:
    • per trasformare il suono palatale di C e G seguite da e, i in gutturale. Esempi: chiostro, chiesa, chiedere, ghetto, ghisa.
    • nel verbo avere: ho, hai, ha, hanno.
    • nelle esclamazioni: ah!, ahi!, oh!, ahime! ecc.
    Osservazioniriguardanti la lettera Q

    • La lettera q è sempre seguita dalla u e con questa forma un unico suono equivalente al suono cu. Esempi: quadro, questo, quello.
    Osservazioniriguardanti la lettera N

    • La lettera n non si usa mai davanti alle lettere p, b, m. Davanti a queste lettere diventa m. Esempi: compiacenza (deriva da con piacere), Giampiero (deriva da Gian Piero), immalinconire (deriva da in malinconia)

    01.07 - Le consonanti doppie

    A cura del prof. Attilio Folliero

    Le consonantidoppie (Scaricare/Descargar)

    Tutte le consonanti, eccetto l'h, in italiano possono pronunciarsirafforzate, cioè possono trovarsi doppie, ma solo nel mezzo di una parola. Alcuneregole pratiche:

    • Non si raddoppiano mai le consonati inziali e finali
    • G e z non si raddoppiano mai davanti a parole terminanti in ione. Esempi: guarigione, ragione, mediazione, azione
    • I suoni sc, gn, gl non si raddoppiano mai
    • Ch si rafforza raddoppiando la c. Esempi: ricche, bacchetta, sacchi, occhiali
    • Gh si rafforza raddoppiando la g. Esempi: agghindare, agghiacciante.
    • La q si raddoppia facendola precdere dalla c. Esempio: acqua, acquazzone, acquisto. L’unica parola italiana con due q è soqqadro
    • La b non si raddoppia nelle terminazioni bile. Esempi: automobile, contabile.
    • Le parole composte coi prefissi a, da, fra, ra, so, su, sopra, sovra, contra, raddoppiano generalemente la consonante iniziale (ad eccezione dell's impura). Esempi: accanto (a+canto), davvero (da+vero), frapporre (fra+porre), raccogliere (ra+cogliere), sommesso (so+messo), sussulto (su+sulto), sopraggiungere (sopra+giungere), sovrapporre (sovra+porre), contraffare (contra+fare).
    • Consonanti doppie appaiono anche in composizioni tipo: ebbene (e+bene), oppure (o+pure), suvvia (su+via), fabbisogno (fa+bisogno), fallo (fa+lo).
    Parole che hanno significato diverso, secondo che hanno una o due consonanti:

    ·      asilo (=ricovero); assillo(=pungere);
    ·      bara (=sarcofago); barra(=asta);
    ·      bruto (=bestia); brutto (=nonbello);
    ·      camino (=focolare); cammino(=viaggio);
    ·      capello (=pelo del capo); cappello(=copricapo);
    ·      casa (=abitazione); cassa (=recipiente);
    ·      cola (=dal verbo colare); colla(=sostanza adesiva);
    ·      convito (=banchetto); convitto(=istituto);
    ·      copia (=riproduzione); coppia(=paio);
    ·      dona (=dal verbo donare); donna(=signora);
    ·      eco (=risonanza); ecco (=avverbio);
    ·      fumo (=prodotto del fuoco); fummo(=dal verbo essere);
    ·      mola (=macina); molla(=elastico);
    ·      moto (=motocicletta); motto(=detto, battuta);
    ·      nono (=numerale); nonno (=avo);
    ·      note (=brevi appunti); notte(=oscurità);
    ·      pala (=attrezzo); palla (=sfera);
    ·      pena (=castigo); penna (=piuma);
    ·      seta (=tessuto); setta (=fazione,un gruppo ristretto);
    ·      sete (=bisogno di bere); sette(=numerale);
    ·      sono (=dal verbo essere); sonno(=riposo);
    ·      speso (=dal verbo spendere); spesso(=denso);
    ·      vile (=codardo, vigliacco); ville(plurale di villa).