jueves, 24 de marzo de 2011

01.04 - La sillaba

A cura delprof. Attilio Folliero

La sillaba (Scaricare/Descargar)

La sillaba è un raggruppamento di suoni attorno ad una vocale, ossia unasillaba è rappresentata da almeno una vocale. In italiano abbiamo vari tipi disillabe:

-       una sillaba costituita da una sola vocale: a-prile;
-       due o tre consonanti seguite da una vocale: spo-sa; stra-ordinario
-       una vocale seguita da una consonante: al-to

Regole pratiche per la divisione in sillabe:

a)  una consonante appartienealla sillaba seguente: a-ve-re, a-mo-re, au-gu-ra-re, vi-ta-le
b)  di due consonanti doppie, laprima appartiene alla sillaba precedente, la seconda alla seguente
c)   quando abbiamo gruppi diconsonanti, ossia due o tre consonanti insieme, appartengono alla sillabaseguente se possono essere usati anche in principio di parole: li-sta, ma-dre,vo-stro; infatti le consonanti st, dr, str si trovano all’inizio delle parolestare, drago, strenuo
d)  I gruppi di consonanti chenon possono essere usati all’inizio di una parola, cioè non esistono parole checominciano con tali gruppi di consonati, si dividono come le doppie, unaappartiene alla sillaba precedente, l’altra alla successiva: mon-te, ver-so,ar-pa; infatti nessuna parola italiana può iniziare con nt, rs, rp

In base al numero delle sillabe una parola può essere:
-       Monosillaba, formata da una sola sillaba: sta, se, ma
-       Bisillaba, formata da due sillabe: ma-re, so-le, pri-ma
-       Trisillaba, formata da tre sillabe: ter-mi-ne, te-so-ro, sco-la-ro
-       Quadrisillaba, da quattrosillabe: fa-vo-ri-re, o-scu-ra-re, per-cor-re-re
-       Polisillaba, da cinque o più sillabe: com-men-da-to-re, ir-re-vo-ca-bi-le

01.05 - Dittonghi, trittonghi, iato, dieresi, sineresi

A cura delprof. Attilio Folliero


Ogni vocale rappresenta una sillaba; quando si incontrano due vocali,possiamo avere due sillabe, oppure una sola sillaba. Quando due vocali sipronunciano unite siamo di fronte ad un dittongo.

Specifichiamo che le vocali i, u sono deboli; le vocali a, e,o sono forti. Il dittongo ècostituito sempre dall'incontro di una delle due vocali deboli i e u (nonaccentata) con una delle vocali forti a,e, o che si fondono in un'unica emissione di voce. Esempi: Eu-ropa,uo-mo, pio-vere, pian-to, mai.

Nel dittongo la voce cade sulla vocale forte, sfuggendo quasi dalla vocaledebole. Per questo motivo la i e la u vengono dette semivocali.

La vocale forte può precedere la debole come in au-la, Eu-ropa ed ildittongo si chiama discendente.

La focale forte può seguire la vocale debole, come in fia-to, vie-ni,chio-do ed il dittongo si chiama ascendente.

Possono formare dittongo anche due vocali deboli (i, u). Esempi: fui,colui, giù

I dittonghipossibili sono:

ià, iè, iò, iù. Esempi: piatto, fieno, fiore, fiume;
uà, uè, uì, uò. Esempi: puntuale, duello, suino, fuori;
ài, àu. Esempi: dirai, causa;
èi, èu. Esempi: farei, neutro;
òi. Esempio: voi.

I gruppi vocalici ea, eo, ae, oe non costituisconodittonghi. Esempi: corteo, poeta, paese, teatro.

Trittonghi

L'unione di due vocali deboli con una vocale forte nella stessa sillabaforma un trittongo. Esempi: miei, tuoi, guai, aiuole.

Iato

Nelle seguenti parole le vocali, pur essendo vicine tra loro, appartengonoa sillabe diverse: ba-u-le, gra-tu-i-to, pa-u-ra, ri-a-ve-re, tri-an-go-lo,vi-a-le. In simili casi si parla di iato (o dittongo apparente). Quindi, l'incontrodi due vocali che si pronunciano separatamente, con due diverse emissioni divoce, forma uno iato.

Lo iato si verifica:

-       quando si incontrano duevocali forti (a, e, o). Esempi: bo-a-to, le-a-le, po-e-ta, a-e-re-o, e-ro-e,pa-e-se;
-       quando le vocali deboli (i,u) hanno l'accento tonico: mì-o, vì-a, zì-o, pa-ù-ra;
-       quando la parola deriva daun'altra che aveva l'accento sulla i o sulla u: vi-à-le (da vì-a), spi-à-re (daspì-a);
-       nei composti con i prefissiri, re: ri-a-ve-re, ri-a-pri-re, re-a-le, re-di-ge-re;
-       quando la i è preceduta da ro da un gruppo consonantico: a-tri-o, pa-tri-a, ri-o-ne, tri-on-fo, tri-bu-no.

Dieresi e sineresi

A volte in poesia, i suoni vocalici checompongono un dittongo, si pronunciano separatamente, come se appartenessero adue sillabi.

La sineresi è l’opposto della dieresi: due vocaliche non formano dittongono si fondono in una al fine di ridurre il numero disillabe.

01.06 - Consonanti e suoni

A cura del Prof. Attilio Folliero

Leconsonanti (Scaricare/Descargar)

Le consonanti non hanno un suono proprio; per essere pronunciate hannobisogno di una vocale e suonare con essa. Il nome consonante deriva da“consonare”, cioè suonare insieme, quindi suonare insieme al suono di unavocale.

Le consonanti sono 16: b, c,d, f, g, h, l, m, n, p, q, r, s, t, v, z

Le consonanti maiuscole: B, C, D, F, G, H, L, M, N, P, Q, R,S, T, V, Z

La pronuncia: bi, ci, di, effe, gi, acca, elle, emme, enne, pi, qu, erre,esse, ti, vi o vu, zeta. 
Consonanti esuoni

Le consonanti sono 16, i suoni suono 21. Alcune lettere si pronunciano inmodo differente a seconda della vocale o altra consonante che segue. Leconsonanti b, d, f, l, m, n, p, r, t, vhanno un solo suono, ossia hanno un solo modo di pronunciarsi qualunque sia lavocale che segue.

La lettera Cha 2 suoni

  • C+a,o,u,h. La consonante c seguita da a, o, u, h, da altra consonante ha un suono gutturale. Esempi: casa, corsa, cucina, classe, cruscotto, clinica, acne
  • C+e,i. La consonante c seguita da e, i ha un suono palatale. Esempi: cena, circo
La lettera Gha 4 suoni

  • G+a,o,u,h. La consonante g seguita da a, o, u, h, da altra consonante ha un suono gutturale. Esempi: gara, gola, gusto, ghiandola, grasso, glaciale
  • G+e,i. La consonante g seguita da e, i ha un suono palatale. Esempi: gemello, giglio
  • G+li. La consonante g seguita da li equivale al suono della lettera spagnolla ll. Esempi: gli, figli, mogli, gigli, maglia, miglia, migliaia, meglio, migliore.
  • G+n. La consonante g seguita da n equivale al suono della lettera spagnola ñ. Esempi: Spagna, vignetta, bagnino, spagnolo, ignudo (forma antica di dire nudo).
La lettera Sha 3 suoni

  • S+a,e,i,o,u (s pura). La consonante s seguita da a, e, i o, u è sonora. Esempi: sapone, sedia, simile, somaro, suono
  • S+consonante (s impura). La consonante s seguita da altra consonate ha un suono sordo. Esempi: sbiancare, sfera, spada, stella, smemorato, snaturato, sleale, sganciare,
  • S+ce, ci. La consonante s seguita da ce o ci ha un suono palatale come in scempio, scemo, scivolone, scimmia. Importante: tra la sc e la e non si intermpone mai la vocale i, tranne che nella parola scienza e derivate da questa, come coscienza, scienziato, scientifico.
La lettera Zha 2 suoni

  • Z sorda. La consonante z ha un suono sordo in parole come zio, anzi, pazzo.
  • Z sonora. La consonante z è sonora in parole come zero, zanzara, zafferano.
    Osservazioniriguardanti la lettera H

    La lettera h è muta, ossia non ha suono. Si usa come espediente grafico:
    • per trasformare il suono palatale di C e G seguite da e, i in gutturale. Esempi: chiostro, chiesa, chiedere, ghetto, ghisa.
    • nel verbo avere: ho, hai, ha, hanno.
    • nelle esclamazioni: ah!, ahi!, oh!, ahime! ecc.
    Osservazioniriguardanti la lettera Q

    • La lettera q è sempre seguita dalla u e con questa forma un unico suono equivalente al suono cu. Esempi: quadro, questo, quello.
    Osservazioniriguardanti la lettera N

    • La lettera n non si usa mai davanti alle lettere p, b, m. Davanti a queste lettere diventa m. Esempi: compiacenza (deriva da con piacere), Giampiero (deriva da Gian Piero), immalinconire (deriva da in malinconia)

    01.07 - Le consonanti doppie

    A cura del prof. Attilio Folliero

    Le consonantidoppie (Scaricare/Descargar)

    Tutte le consonanti, eccetto l'h, in italiano possono pronunciarsirafforzate, cioè possono trovarsi doppie, ma solo nel mezzo di una parola. Alcuneregole pratiche:

    • Non si raddoppiano mai le consonati inziali e finali
    • G e z non si raddoppiano mai davanti a parole terminanti in ione. Esempi: guarigione, ragione, mediazione, azione
    • I suoni sc, gn, gl non si raddoppiano mai
    • Ch si rafforza raddoppiando la c. Esempi: ricche, bacchetta, sacchi, occhiali
    • Gh si rafforza raddoppiando la g. Esempi: agghindare, agghiacciante.
    • La q si raddoppia facendola precdere dalla c. Esempio: acqua, acquazzone, acquisto. L’unica parola italiana con due q è soqqadro
    • La b non si raddoppia nelle terminazioni bile. Esempi: automobile, contabile.
    • Le parole composte coi prefissi a, da, fra, ra, so, su, sopra, sovra, contra, raddoppiano generalemente la consonante iniziale (ad eccezione dell's impura). Esempi: accanto (a+canto), davvero (da+vero), frapporre (fra+porre), raccogliere (ra+cogliere), sommesso (so+messo), sussulto (su+sulto), sopraggiungere (sopra+giungere), sovrapporre (sovra+porre), contraffare (contra+fare).
    • Consonanti doppie appaiono anche in composizioni tipo: ebbene (e+bene), oppure (o+pure), suvvia (su+via), fabbisogno (fa+bisogno), fallo (fa+lo).
    Parole che hanno significato diverso, secondo che hanno una o due consonanti:

    ·      asilo (=ricovero); assillo(=pungere);
    ·      bara (=sarcofago); barra(=asta);
    ·      bruto (=bestia); brutto (=nonbello);
    ·      camino (=focolare); cammino(=viaggio);
    ·      capello (=pelo del capo); cappello(=copricapo);
    ·      casa (=abitazione); cassa (=recipiente);
    ·      cola (=dal verbo colare); colla(=sostanza adesiva);
    ·      convito (=banchetto); convitto(=istituto);
    ·      copia (=riproduzione); coppia(=paio);
    ·      dona (=dal verbo donare); donna(=signora);
    ·      eco (=risonanza); ecco (=avverbio);
    ·      fumo (=prodotto del fuoco); fummo(=dal verbo essere);
    ·      mola (=macina); molla(=elastico);
    ·      moto (=motocicletta); motto(=detto, battuta);
    ·      nono (=numerale); nonno (=avo);
    ·      note (=brevi appunti); notte(=oscurità);
    ·      pala (=attrezzo); palla (=sfera);
    ·      pena (=castigo); penna (=piuma);
    ·      seta (=tessuto); setta (=fazione,un gruppo ristretto);
    ·      sete (=bisogno di bere); sette(=numerale);
    ·      sono (=dal verbo essere); sonno(=riposo);
    ·      speso (=dal verbo spendere); spesso(=denso);
    ·      vile (=codardo, vigliacco); ville(plurale di villa).

    miércoles, 23 de marzo de 2011

    01.08 - L'accento

    A cura del prof. Attilio Folliero

    L’accento (Scaricare/Descargar)

    Quando pronunciamo una parola, la nostra voce si posa con maggior intensitàsu una delle sillabe. Nella parola università, l’accento cade sulla sillaba tà;nella parola amàre cade sulla sillaba mà; nella parola  ànima si posa sulla sillaba à. Ogni parola hauna sillaba che è pronunciata con maggiore intensità di voce rispetto allealtre. Questo aumento d’intensità della voce si chiama accento.

    In base alla posizione dell'accento, la parola può essere:

    ·       tronca,se l'accento cade sull'ultima sillaba (università, bambù, virtù, onestà);

    ·       piana,se l'accento cade sulla penultima sillaba (belléz-za, amó-re);

    ·       sdrucciole,se l'accento cade sulla terzultima sillaba (tà-vola, bellís-simo);

    ·       bisdrucciole,se l'accento cade sulla quartultima sillaba (sù-perano, rè-citano).

    La maggior parte delle parole italiane sono piane.

    Alcuni monosillabi, cioè parole di una sola sillaba, sono privi di accentoe si appoggiano per la pronuncia alla parola che segue o che procede.

    Parole enclitiche (= inclinatein avanti)

    Che si uniscono nella pronuncia alle parole che le precedono. Esempi:dimmi, dirvi, farti, godersi, mangialo, portami, sentilo, vacci.

    A volte si uniscono due enclitiche di seguito come andiamocene (= ce neandiamo).

    Sono enclitiche:

    -       leparticelle pronominali: mi, ti, si, ci, vi, me, te, se, ce, ve, ne, lo, la, le,li, gli;

    -       gliavverbi: ci, vi, ne

    Parole proclitiche(=appoggiate indietro)

    Che si uniscono nella pronuncia alle parole che le seguono. Esempi: lestelle, mi dice, il libro, di certo, il cane, le anitre, mi dai, ti dico, vichiedo, di certo.

    Sono proclitiche:

    -       gliarticoli il, lo, la, i, gli, le, un;

    -       leparticelle pronominali: mi, ti, si, ci, vi, me, te, se, ce, ve, ne, lo, la, le,li, gli;

    -       lepreoposizoni: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.

    L’accento grafico

    L'accento può essere di tre specie:

    1)   accentograve (\) si usa per i suoni aperti e cioè sulle vocali a, e, o aperte. Esempi: pietà,canapè, falò.

    2)   accentoacuto (/) si usa per i suoni chiusi e cioè sulle vocali i, u, e, o chiusi.Esempi: morí, Corfú, saldaménte, tócco.

    3)   accentocirconflesso, in disuso, serve per indicare una sillaba contratta (tôrre pertogliere; côrre per cogliere), oppure il plurale contratto di io, ossia perindicare che una i è caduta. Esempi: studî, ozî, spazî.

    L'accento generalmente in italiano non si segna; quando viene segnatoprende il nome di accento grafico; bisogna utilizzarlo:

    -       sulleparole tronche che non siano monosillabe. Esempi: carità, bontà, recitò, sbocciò,tribù, virtù, finché;

    -       alcunimonosillabi terminanti in dittongo. Esempi: già, può, più. Attenzione: qui e quanon si accentano mai perché non terminano in dittongo;

    -       sualcuni omonimi (parole scritte allo stesso modo) che cambiano di significatocol cambiare della sillaba tonica. Ma non è obbligatorio segnare l’accento Esempi:àncora (strumento della nave) e ancóra (avverbio); capitàno (grado esostantivo) e càpitano (verbo); bàlia (donna che allatta neonati), balìa(potere); dànno (verbo) danno (sostantivo); détti (verbo) detti (sostantivo);

    -       inalcuni monosillabi per distinguerli da suoi omonimi.

    Monosillabi omonimi

    se (congiunzione); (pronome);
    si (pronome); (avverbio affermativo);
    ne (pronomeatono); (congiunzione);
    da (preposizione);(verbo dare);
    di (preposizione);(giorno);
    la (articolo opronome); (avverbio di luogo);
    li (pronomepersonale); (avverbio di luogo);
    e (congiunzione);è (verbo);
    te (pronome); (bevanda);
    che (pronome econgiunzione); ché (congiunzione =perché)

    01.09 - Elisione e troncamento

    A cura del prof. Attilio Folliero
     

    A volte una parola che termina per vocale è seguita da una parola checomincia per vocale. Ciò origina un suono sgradevole, detto cacofonia, per cuisi elide, cioè si elimina, la vocale finale della prima parola e si sostituiscedall’apostrofo. Esempi:

    ·      lo uomo diventa l’uomo
    ·      una anima diventa un’anima
    ·      della onda diventa dell’onda
    ·      questo altro anno diventa quest’altr’anno

    L’elisione generalmente avvine:

    ·      Con gli articoli una, lo, la e le preposizioni articolate formate conquesti articoli. Esempi: l’operaio, l’epoca, un’anitra, nell’ospedale

    ·      Con la preposizione di. Esempi: d’inverno, d’oggi

    ·      Con i pronomi atoni mi, ti,si, vi, ci (solo davanti e ed i). Esempi: m’ama; t’ama; s’arma; v’hanno;c’erano;

    ·      Con gli articoli gli e le solo quando sono seguiti da parole che comincianorispettivamente per i o e. Esempi: l’elemosine o le elemosine; le ostriche; gliingegneri e gl’ingegnieri; gli animali

    ·      La preposizione da, ma solo in rari casi di locuzioniavverbiali. Esempi: fin d’ora; d’altra parte; d’ora innanzi; d’altronde.

    Il troncamento

    Il troncamento è la caduta della vocale finale odell’intera sillaba finale atona di una parola davanti ad un’altra che puòcominciare per vocale o per consonante. Nel troncamento si elimina la vocale ola sillaba finale senza aggiungere alcun segno grafico. Esempi: mal esposto(invece di male esposto); mal vissuto (invce di male vissuto).
     
    In molti casi il troncamento non è obbligatorio esi fa solo per ragioni di suono. Esempi: ancor oggi o ancora oggi; suor Anna, suoraAnna.

    E’ obbligatorio il troncamento quando abbiamo:

    a)   Uno e nessuno.Esempi: nessun animale; nessun fiore
    b)   Quello davanti a consonate.Esempio: Quel quadro; però: quell’uomo
    c)    Bello, grande, santo,buono davanti a consonante. Esempi: bel bimbo, gran maestro sanLuigi,  buon cuore, gran donna. Questiaggettivi davanti a nomi che cominciano per vocale vogliono l’elisione. Esempi:bell’amico; grand’animo; sant’Ambrogio.

    Il troncamento di alcuni nomi e alcune forme verbali monosillabiall’imperativo si indica con l’apostrofo per distinguerli da monosillabiomonimi.

    ·      da’ (imperativo di dare); da(preposizione semplice);
    ·      di’ (imperativo di dire); di(preposizione semplice);
    ·      fa’ (imperativo di fare); fa(preposizione semplice);
    ·      po’ (per poco); Po (fiume Po);
    ·      sta’ (imperativo di stare); sta(indicativo presente di stare);
    ·      va’ (imperativo di andare); va(indicativo presente di andare).

    01.10 - Omonimi, omofoni, sinonimi e contrari

    A cura del prof. Attilio Folliero

    Gli omonimi sono parole identiche, ma con significato differente. Esempi di omonimi che hanno diverso significato a seconda della pronuncia della vocale aperta o chiusa: