A cura del prof. Attilio Folliero
L’accento (Scaricare/Descargar)
Quando pronunciamo una parola, la nostra voce si posa con maggior intensitàsu una delle sillabe. Nella parola università, l’accento cade sulla sillaba tà;nella parola amàre cade sulla sillaba mà; nella parola ànima si posa sulla sillaba à. Ogni parola hauna sillaba che è pronunciata con maggiore intensità di voce rispetto allealtre. Questo aumento d’intensità della voce si chiama accento.
In base alla posizione dell'accento, la parola può essere:
· tronca,se l'accento cade sull'ultima sillaba (università, bambù, virtù, onestà);
· piana,se l'accento cade sulla penultima sillaba (belléz-za, amó-re);
· sdrucciole,se l'accento cade sulla terzultima sillaba (tà-vola, bellís-simo);
· bisdrucciole,se l'accento cade sulla quartultima sillaba (sù-perano, rè-citano).
La maggior parte delle parole italiane sono piane.
Alcuni monosillabi, cioè parole di una sola sillaba, sono privi di accentoe si appoggiano per la pronuncia alla parola che segue o che procede.
Parole enclitiche (= inclinatein avanti)
Che si uniscono nella pronuncia alle parole che le precedono. Esempi:dimmi, dirvi, farti, godersi, mangialo, portami, sentilo, vacci.
A volte si uniscono due enclitiche di seguito come andiamocene (= ce neandiamo).
Sono enclitiche:
- leparticelle pronominali: mi, ti, si, ci, vi, me, te, se, ce, ve, ne, lo, la, le,li, gli;
- gliavverbi: ci, vi, ne
Parole proclitiche(=appoggiate indietro)
Che si uniscono nella pronuncia alle parole che le seguono. Esempi: lestelle, mi dice, il libro, di certo, il cane, le anitre, mi dai, ti dico, vichiedo, di certo.
Sono proclitiche:
- gliarticoli il, lo, la, i, gli, le, un;
- leparticelle pronominali: mi, ti, si, ci, vi, me, te, se, ce, ve, ne, lo, la, le,li, gli;
- lepreoposizoni: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.
L’accento grafico
L'accento può essere di tre specie:
1) accentograve (\) si usa per i suoni aperti e cioè sulle vocali a, e, o aperte. Esempi: pietà,canapè, falò.
2) accentoacuto (/) si usa per i suoni chiusi e cioè sulle vocali i, u, e, o chiusi.Esempi: morí, Corfú, saldaménte, tócco.
3) accentocirconflesso, in disuso, serve per indicare una sillaba contratta (tôrre pertogliere; côrre per cogliere), oppure il plurale contratto di io, ossia perindicare che una i è caduta. Esempi: studî, ozî, spazî.
L'accento generalmente in italiano non si segna; quando viene segnatoprende il nome di accento grafico; bisogna utilizzarlo:
- sulleparole tronche che non siano monosillabe. Esempi: carità, bontà, recitò, sbocciò,tribù, virtù, finché;
- alcunimonosillabi terminanti in dittongo. Esempi: già, può, più. Attenzione: qui e quanon si accentano mai perché non terminano in dittongo;
- sualcuni omonimi (parole scritte allo stesso modo) che cambiano di significatocol cambiare della sillaba tonica. Ma non è obbligatorio segnare l’accento Esempi:àncora (strumento della nave) e ancóra (avverbio); capitàno (grado esostantivo) e càpitano (verbo); bàlia (donna che allatta neonati), balìa(potere); dànno (verbo) danno (sostantivo); détti (verbo) detti (sostantivo);
- inalcuni monosillabi per distinguerli da suoi omonimi.
Monosillabi omonimi
se (congiunzione);sé (pronome);
si (pronome); sì (avverbio affermativo);
ne (pronomeatono); né (congiunzione);
da (preposizione);dà (verbo dare);
di (preposizione);dì (giorno);
la (articolo opronome); là (avverbio di luogo);
li (pronomepersonale); lì (avverbio di luogo);
e (congiunzione);è (verbo);
te (pronome); tè (bevanda);
che (pronome econgiunzione); ché (congiunzione =perché)
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