jueves, 24 de marzo de 2011

01.06 - Consonanti e suoni

A cura del Prof. Attilio Folliero

Leconsonanti (Scaricare/Descargar)

Le consonanti non hanno un suono proprio; per essere pronunciate hannobisogno di una vocale e suonare con essa. Il nome consonante deriva da“consonare”, cioè suonare insieme, quindi suonare insieme al suono di unavocale.

Le consonanti sono 16: b, c,d, f, g, h, l, m, n, p, q, r, s, t, v, z

Le consonanti maiuscole: B, C, D, F, G, H, L, M, N, P, Q, R,S, T, V, Z

La pronuncia: bi, ci, di, effe, gi, acca, elle, emme, enne, pi, qu, erre,esse, ti, vi o vu, zeta. 
Consonanti esuoni

Le consonanti sono 16, i suoni suono 21. Alcune lettere si pronunciano inmodo differente a seconda della vocale o altra consonante che segue. Leconsonanti b, d, f, l, m, n, p, r, t, vhanno un solo suono, ossia hanno un solo modo di pronunciarsi qualunque sia lavocale che segue.

La lettera Cha 2 suoni

  • C+a,o,u,h. La consonante c seguita da a, o, u, h, da altra consonante ha un suono gutturale. Esempi: casa, corsa, cucina, classe, cruscotto, clinica, acne
  • C+e,i. La consonante c seguita da e, i ha un suono palatale. Esempi: cena, circo
La lettera Gha 4 suoni

  • G+a,o,u,h. La consonante g seguita da a, o, u, h, da altra consonante ha un suono gutturale. Esempi: gara, gola, gusto, ghiandola, grasso, glaciale
  • G+e,i. La consonante g seguita da e, i ha un suono palatale. Esempi: gemello, giglio
  • G+li. La consonante g seguita da li equivale al suono della lettera spagnolla ll. Esempi: gli, figli, mogli, gigli, maglia, miglia, migliaia, meglio, migliore.
  • G+n. La consonante g seguita da n equivale al suono della lettera spagnola ñ. Esempi: Spagna, vignetta, bagnino, spagnolo, ignudo (forma antica di dire nudo).
La lettera Sha 3 suoni

  • S+a,e,i,o,u (s pura). La consonante s seguita da a, e, i o, u è sonora. Esempi: sapone, sedia, simile, somaro, suono
  • S+consonante (s impura). La consonante s seguita da altra consonate ha un suono sordo. Esempi: sbiancare, sfera, spada, stella, smemorato, snaturato, sleale, sganciare,
  • S+ce, ci. La consonante s seguita da ce o ci ha un suono palatale come in scempio, scemo, scivolone, scimmia. Importante: tra la sc e la e non si intermpone mai la vocale i, tranne che nella parola scienza e derivate da questa, come coscienza, scienziato, scientifico.
La lettera Zha 2 suoni

  • Z sorda. La consonante z ha un suono sordo in parole come zio, anzi, pazzo.
  • Z sonora. La consonante z è sonora in parole come zero, zanzara, zafferano.
    Osservazioniriguardanti la lettera H

    La lettera h è muta, ossia non ha suono. Si usa come espediente grafico:
    • per trasformare il suono palatale di C e G seguite da e, i in gutturale. Esempi: chiostro, chiesa, chiedere, ghetto, ghisa.
    • nel verbo avere: ho, hai, ha, hanno.
    • nelle esclamazioni: ah!, ahi!, oh!, ahime! ecc.
    Osservazioniriguardanti la lettera Q

    • La lettera q è sempre seguita dalla u e con questa forma un unico suono equivalente al suono cu. Esempi: quadro, questo, quello.
    Osservazioniriguardanti la lettera N

    • La lettera n non si usa mai davanti alle lettere p, b, m. Davanti a queste lettere diventa m. Esempi: compiacenza (deriva da con piacere), Giampiero (deriva da Gian Piero), immalinconire (deriva da in malinconia)

    01.07 - Le consonanti doppie

    A cura del prof. Attilio Folliero

    Le consonantidoppie (Scaricare/Descargar)

    Tutte le consonanti, eccetto l'h, in italiano possono pronunciarsirafforzate, cioè possono trovarsi doppie, ma solo nel mezzo di una parola. Alcuneregole pratiche:

    • Non si raddoppiano mai le consonati inziali e finali
    • G e z non si raddoppiano mai davanti a parole terminanti in ione. Esempi: guarigione, ragione, mediazione, azione
    • I suoni sc, gn, gl non si raddoppiano mai
    • Ch si rafforza raddoppiando la c. Esempi: ricche, bacchetta, sacchi, occhiali
    • Gh si rafforza raddoppiando la g. Esempi: agghindare, agghiacciante.
    • La q si raddoppia facendola precdere dalla c. Esempio: acqua, acquazzone, acquisto. L’unica parola italiana con due q è soqqadro
    • La b non si raddoppia nelle terminazioni bile. Esempi: automobile, contabile.
    • Le parole composte coi prefissi a, da, fra, ra, so, su, sopra, sovra, contra, raddoppiano generalemente la consonante iniziale (ad eccezione dell's impura). Esempi: accanto (a+canto), davvero (da+vero), frapporre (fra+porre), raccogliere (ra+cogliere), sommesso (so+messo), sussulto (su+sulto), sopraggiungere (sopra+giungere), sovrapporre (sovra+porre), contraffare (contra+fare).
    • Consonanti doppie appaiono anche in composizioni tipo: ebbene (e+bene), oppure (o+pure), suvvia (su+via), fabbisogno (fa+bisogno), fallo (fa+lo).
    Parole che hanno significato diverso, secondo che hanno una o due consonanti:

    ·      asilo (=ricovero); assillo(=pungere);
    ·      bara (=sarcofago); barra(=asta);
    ·      bruto (=bestia); brutto (=nonbello);
    ·      camino (=focolare); cammino(=viaggio);
    ·      capello (=pelo del capo); cappello(=copricapo);
    ·      casa (=abitazione); cassa (=recipiente);
    ·      cola (=dal verbo colare); colla(=sostanza adesiva);
    ·      convito (=banchetto); convitto(=istituto);
    ·      copia (=riproduzione); coppia(=paio);
    ·      dona (=dal verbo donare); donna(=signora);
    ·      eco (=risonanza); ecco (=avverbio);
    ·      fumo (=prodotto del fuoco); fummo(=dal verbo essere);
    ·      mola (=macina); molla(=elastico);
    ·      moto (=motocicletta); motto(=detto, battuta);
    ·      nono (=numerale); nonno (=avo);
    ·      note (=brevi appunti); notte(=oscurità);
    ·      pala (=attrezzo); palla (=sfera);
    ·      pena (=castigo); penna (=piuma);
    ·      seta (=tessuto); setta (=fazione,un gruppo ristretto);
    ·      sete (=bisogno di bere); sette(=numerale);
    ·      sono (=dal verbo essere); sonno(=riposo);
    ·      speso (=dal verbo spendere); spesso(=denso);
    ·      vile (=codardo, vigliacco); ville(plurale di villa).

    miércoles, 23 de marzo de 2011

    01.08 - L'accento

    A cura del prof. Attilio Folliero

    L’accento (Scaricare/Descargar)

    Quando pronunciamo una parola, la nostra voce si posa con maggior intensitàsu una delle sillabe. Nella parola università, l’accento cade sulla sillaba tà;nella parola amàre cade sulla sillaba mà; nella parola  ànima si posa sulla sillaba à. Ogni parola hauna sillaba che è pronunciata con maggiore intensità di voce rispetto allealtre. Questo aumento d’intensità della voce si chiama accento.

    In base alla posizione dell'accento, la parola può essere:

    ·       tronca,se l'accento cade sull'ultima sillaba (università, bambù, virtù, onestà);

    ·       piana,se l'accento cade sulla penultima sillaba (belléz-za, amó-re);

    ·       sdrucciole,se l'accento cade sulla terzultima sillaba (tà-vola, bellís-simo);

    ·       bisdrucciole,se l'accento cade sulla quartultima sillaba (sù-perano, rè-citano).

    La maggior parte delle parole italiane sono piane.

    Alcuni monosillabi, cioè parole di una sola sillaba, sono privi di accentoe si appoggiano per la pronuncia alla parola che segue o che procede.

    Parole enclitiche (= inclinatein avanti)

    Che si uniscono nella pronuncia alle parole che le precedono. Esempi:dimmi, dirvi, farti, godersi, mangialo, portami, sentilo, vacci.

    A volte si uniscono due enclitiche di seguito come andiamocene (= ce neandiamo).

    Sono enclitiche:

    -       leparticelle pronominali: mi, ti, si, ci, vi, me, te, se, ce, ve, ne, lo, la, le,li, gli;

    -       gliavverbi: ci, vi, ne

    Parole proclitiche(=appoggiate indietro)

    Che si uniscono nella pronuncia alle parole che le seguono. Esempi: lestelle, mi dice, il libro, di certo, il cane, le anitre, mi dai, ti dico, vichiedo, di certo.

    Sono proclitiche:

    -       gliarticoli il, lo, la, i, gli, le, un;

    -       leparticelle pronominali: mi, ti, si, ci, vi, me, te, se, ce, ve, ne, lo, la, le,li, gli;

    -       lepreoposizoni: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.

    L’accento grafico

    L'accento può essere di tre specie:

    1)   accentograve (\) si usa per i suoni aperti e cioè sulle vocali a, e, o aperte. Esempi: pietà,canapè, falò.

    2)   accentoacuto (/) si usa per i suoni chiusi e cioè sulle vocali i, u, e, o chiusi.Esempi: morí, Corfú, saldaménte, tócco.

    3)   accentocirconflesso, in disuso, serve per indicare una sillaba contratta (tôrre pertogliere; côrre per cogliere), oppure il plurale contratto di io, ossia perindicare che una i è caduta. Esempi: studî, ozî, spazî.

    L'accento generalmente in italiano non si segna; quando viene segnatoprende il nome di accento grafico; bisogna utilizzarlo:

    -       sulleparole tronche che non siano monosillabe. Esempi: carità, bontà, recitò, sbocciò,tribù, virtù, finché;

    -       alcunimonosillabi terminanti in dittongo. Esempi: già, può, più. Attenzione: qui e quanon si accentano mai perché non terminano in dittongo;

    -       sualcuni omonimi (parole scritte allo stesso modo) che cambiano di significatocol cambiare della sillaba tonica. Ma non è obbligatorio segnare l’accento Esempi:àncora (strumento della nave) e ancóra (avverbio); capitàno (grado esostantivo) e càpitano (verbo); bàlia (donna che allatta neonati), balìa(potere); dànno (verbo) danno (sostantivo); détti (verbo) detti (sostantivo);

    -       inalcuni monosillabi per distinguerli da suoi omonimi.

    Monosillabi omonimi

    se (congiunzione); (pronome);
    si (pronome); (avverbio affermativo);
    ne (pronomeatono); (congiunzione);
    da (preposizione);(verbo dare);
    di (preposizione);(giorno);
    la (articolo opronome); (avverbio di luogo);
    li (pronomepersonale); (avverbio di luogo);
    e (congiunzione);è (verbo);
    te (pronome); (bevanda);
    che (pronome econgiunzione); ché (congiunzione =perché)

    01.09 - Elisione e troncamento

    A cura del prof. Attilio Folliero
     

    A volte una parola che termina per vocale è seguita da una parola checomincia per vocale. Ciò origina un suono sgradevole, detto cacofonia, per cuisi elide, cioè si elimina, la vocale finale della prima parola e si sostituiscedall’apostrofo. Esempi:

    ·      lo uomo diventa l’uomo
    ·      una anima diventa un’anima
    ·      della onda diventa dell’onda
    ·      questo altro anno diventa quest’altr’anno

    L’elisione generalmente avvine:

    ·      Con gli articoli una, lo, la e le preposizioni articolate formate conquesti articoli. Esempi: l’operaio, l’epoca, un’anitra, nell’ospedale

    ·      Con la preposizione di. Esempi: d’inverno, d’oggi

    ·      Con i pronomi atoni mi, ti,si, vi, ci (solo davanti e ed i). Esempi: m’ama; t’ama; s’arma; v’hanno;c’erano;

    ·      Con gli articoli gli e le solo quando sono seguiti da parole che comincianorispettivamente per i o e. Esempi: l’elemosine o le elemosine; le ostriche; gliingegneri e gl’ingegnieri; gli animali

    ·      La preposizione da, ma solo in rari casi di locuzioniavverbiali. Esempi: fin d’ora; d’altra parte; d’ora innanzi; d’altronde.

    Il troncamento

    Il troncamento è la caduta della vocale finale odell’intera sillaba finale atona di una parola davanti ad un’altra che puòcominciare per vocale o per consonante. Nel troncamento si elimina la vocale ola sillaba finale senza aggiungere alcun segno grafico. Esempi: mal esposto(invece di male esposto); mal vissuto (invce di male vissuto).
     
    In molti casi il troncamento non è obbligatorio esi fa solo per ragioni di suono. Esempi: ancor oggi o ancora oggi; suor Anna, suoraAnna.

    E’ obbligatorio il troncamento quando abbiamo:

    a)   Uno e nessuno.Esempi: nessun animale; nessun fiore
    b)   Quello davanti a consonate.Esempio: Quel quadro; però: quell’uomo
    c)    Bello, grande, santo,buono davanti a consonante. Esempi: bel bimbo, gran maestro sanLuigi,  buon cuore, gran donna. Questiaggettivi davanti a nomi che cominciano per vocale vogliono l’elisione. Esempi:bell’amico; grand’animo; sant’Ambrogio.

    Il troncamento di alcuni nomi e alcune forme verbali monosillabiall’imperativo si indica con l’apostrofo per distinguerli da monosillabiomonimi.

    ·      da’ (imperativo di dare); da(preposizione semplice);
    ·      di’ (imperativo di dire); di(preposizione semplice);
    ·      fa’ (imperativo di fare); fa(preposizione semplice);
    ·      po’ (per poco); Po (fiume Po);
    ·      sta’ (imperativo di stare); sta(indicativo presente di stare);
    ·      va’ (imperativo di andare); va(indicativo presente di andare).

    01.10 - Omonimi, omofoni, sinonimi e contrari

    A cura del prof. Attilio Folliero

    Gli omonimi sono parole identiche, ma con significato differente. Esempi di omonimi che hanno diverso significato a seconda della pronuncia della vocale aperta o chiusa:

    01.11 - I segni di punteggiatura

    A cura del prof. Attilio Folliero

    I segni di punteggiatura (Scaricare/Descargar)

    I segni di punteggiatura si adoperano per rendere più chiaro il discorso edindicare le varie pause durante il suo svolgimento. Dunque, sono importanti.Oggi, però si tende ad usare sempre meno i segni di punteggiatura, fino adarrivare in casi estremi ad abolirli del tutto, a volte per eccesso diraffinatezza, a volte per ignoranza.

    La punteggiatura è comunque un elemento soggettivo, il cui uso dipendedall'intuizione, dalla carica emotiva, dallo stile dell’autore.

    I principali segni di punteggiatura sono: la virgola, il punto e virgola, idue punti, il punto (o punto fermo), il punto interrogativo, il puntoesclamativo, i puntini sospensivi (o punti sospensivi), le virgolette, leparentesi tonde, la lineetta, il tratto d'unione; poi vi sono altri menousuali, come le parentesi quadre, le parentesi graffe, l’asterisco, il puntomisto.

    La virgola (,)

    La virgola indica la pausa più breve fra due parole o fra due proposizioni.Il suo utilizzo è soggettivo, anche se esistono alcune regole per il corretto uso:

    -       Nell’enumerazionedi nomi, aggettivi, verbi, avverbi, ecc. e nelle proposizioni. Esempi: Ierividi tuo padre, tua madre e tuo fratello; Tizio, Caio e Sempronio; Venne, vide,vinse; Espose i suoi progetti, criticò i nostri e se ne andò;  Luigi va al lavoro in auto, ma dove lavora,non essendoci posto per parcheggiare è costretto a lasciare l’auto nella piazzae camminare a piedi per dieci minuti.

    -       Perseparare alcuni incidentali, come apposizioni, incisi, locuzioni attributive eproposizioni incidentali. Esempio: Damasco, capitale della Siria, è cittàantichissima; Il sole, verso le cinque, splende con minor intensità.

    -       Primae dopo un vocativo. Esempio: ragazzi, siate buoni! Che fai tu, Giovanni, dallecinque alle sei?

    La virgola non si pone:

    -       frail soggetto ed il predicato e fra il predicato e l’oggetto;

    -       quandola proposizione subordinata svolge la funzione di soggetto o di complementooggetto;

    -       nell’ultimotermine preceduto da una conginzione.

    Il punto e virgola (;)

    Il punto e virgola indica una pausa più lunga della virgola e serve aseparare due parti di uno stesso periodo. Esempio: Quando vidi che tutti mi guardavano,mi colse l'imbarazzo; tuttavia non mi persi d’animo e risposi.

    I due punti (:)

    I due punti si adoperano:

    -       perintrodurre una frase esplicativa. Nella valigia inserisco sempre i ricordi delmio paese: delle cartoline, un libro di storia e delle foto.

    -       quandosi riportano parole o discorsi altrui. In questo caso, i due punti sono seguitidalle virgolette o da una lineetta e dall'iniziale maiuscola. Socrate ebbe adire: "Io so di non sapere”

    -       quandosegue un elenco, una enumerazione. Le proposizioni subordinate possono esseredi vario tipo: interrogative, oggettive, finali, causali, ecc.

    Il punto fermo (.)

    Il punto fermo segna la pausa più lunga e si adopera alla fine di unperiodo. Dopo il punto, la parola seguente inizia sempre con la letteramaiuscola. Il punto si pone anche:

    -       altermine delle abbreviazioni. Esempi: ecc., avv.
    -       trale lettere di una sigla. Esempi: O.N.U., C.G.I.L.; in questo caso, l'ultimopunto non è seguito da lettera maiuscola.

    Se fra un periodo e l’altrio si inserisce un punto che segna un fortedistacco tra i due, dopo il punto si va a capo.

    Il punto interrogativo (?)

    Il punto interrogativo segna una frase interrogativa diretta. Esempi: Cosadici?; Che fai? Vuoi venire al cinema? Andrai a scuola domani?

    Se l'interrogazione è indiretta non si pone il punto interrogativo. Esempi:Dimmi cosa dici; Dimmi cosa fai. Va col punto interrogativo se trasformiamo ladomanda indiretta in diretta. Dimmi: “Cosa dici?”.

    Se il punto interrogativo chiude un periodo, la parola seguente comincia conla maiuscola; se invece si succedono più interrogazioni, dopo ogni puntointerrogativo segue la lettera minuscola. Esempi: Dove sei stato ieri? Ierisono stato al mare. Però: Chi è stato? chi ha rotto il vetro? chi di voi è ilcolpevole?

    Il punto interrogativo a volte si pone tra parentesi, dopo una frase o unaparola per indicare ironia o incredulità. Esempio: Il professor (?) Rossi sostieneil contrario.

    Il punto esclamativo (!)

    Il punto esclamativo si pone alla fine di una frase per esprimere stupore,meraviglia, dolore, cioè uno stato d'animo. Esempi: Com'era bello!; Chil'avrebbe detto!

    Il punto esclamativo a volte si pone tra parentesi, dopo una frase o unaparola come ad indicare un commento. Esempio: La nostra proposta fu giudicata “incoerente”(!).

    Il punto misto (?!)

    Il punto misto formato dal segno interrogativo e da quello esclamativo esprimeincredulità, sorpresa, meraviglia. Esempio: Ha mentito. Possibile?! La parolaseguente si scrive con la maiuscola.

    I puntini sospensivi (...)

    I puntini sospensivi, che sono tre, indicano la sospensione del pensiero,dovuta a imbarazzo, pèrplessità, esitazione, minaccia ed altro. Esempio: seio...; Non vorrei che...; Se posso...; Se non le dispiace...; A buonintenditor...

    I puntini di sospensione si usano:

    -       perpreparare il lettore a una metafora;

    -       perinvitare a trarre le conclusioni al termine di un racconto, o di un articolo;

    -       all'inizioe alla fine di una citazione, al posto di quanto precede o di quanto segue:"...mi ritrovai per una selva oscura..."

    -       allafine di una serie per indicare che la serie stessa continua: Primo, secondo,terzo...

    Dopo i puntini sospensivi si usa la maiuscola solo se essi indicano la finedi un periodo.

    Le virgolette(<<...>> oppure "...")

    Le virgolette servono a:

    -       racchiudereun discorso diretto; “Io me ne vado” disse Rolando;

    -       amettere in rilievo una parola o un elemento della frase; Io penso che la parola“piano” possa avere vari significati;

    -       introdurreuna citazione. Cesare disse: "Il dado è tratto".

    L'asterisco (*)

    L'asterisco può servire come richiamo per le annotazioni a piè di pagina.Se l'asterisco è ripetuto tre volte, sostituisce un nome di luogo o di personache non si sa o che si vuole tacere. Esempio: Il padre Cristoforo da *** era unuomo più vicino ai sessanta che ai cinquant'anni (Manzoni).

    La lineetta (-)

    La lineetta sostituisce spesso le virgolette, specialmente nei dialoghi:Luigi disse: - Dove vai? - E Giorgio rispose: - Vado al cinema.

    Il trattino o tratto d'unione(-)

    Il trattino o tratto d'unione serve a indicare, al termine di una riga chela parola è spezzata e continua nella riga seguente. Viene anche usato percongiungere i termini di parole composte. Esempi: l'accademiascientifico-letteraria; il confine italo-austriaco.

    Le parentesi tonde ( )

    Le parentesi tonde, una di apertura e una di chiusura, servono aracchiudere parole o proposizioni che non hanno una relazione necessaria con ilresto del discorso. Esempio: Luigi (chi lo direbbe?) è stato promosso senzafare l’esame.

    Le partentesi quadre ([ ])

    Le partentesi quadre, di uso molto raro, racchiudono parole estranee altesto o aggiunte per chiarimento. Esempio: Quel grande [Leonardo] continua astupirci

    Le partentesi graffe ({ })

    Si usano, a volte, per raggruppare o riepilogare in maniera schematica unargomento svolto.